Il blog di Mirella Marabese Pinketts

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Mi presento, mi chiamo Mirella Marabese Pinketts e sono la Presidente dell’Associazione culturale Andrea G. Pinketts.

Benvenuti a tutti voi che darete lievito alle mie parole dove è dominante l’emozione.

Sì, sono la madre di Andrea Pinketts. Al suono di questo nome vedo la maggior parte di voi trasalire. Un nome conosciuto e diffuso. La genialità non è ascoltare, interessati, incuriositi, all’eco di questo messaggio perchè è tale e non è un comunicato.



La fiducia

Fiducia, è una parola arcaica, fa parte di un lessico un po' demodé al quale si uniscono altre parole di cui noi abbiamo perduto il significato: rispetto, generosità, perdono.

È la fiducia negli uomini che ha consentito ad Amarena di camminare indisturbata nei prati del paese che l'ha ospitata gioiosamente insieme ai suoi due cuccioli. Sì, perché Amarena è, era, un'orsa inoffensiva adottata dal paese San Benedetto dei Marsi, di cui era la mascotte.

Ho scritto "era" con il cuore che si stringe.

Io credo che non in tutti i paesi arrivino i giornali, la televisione e poi la gente non legge, segue probabilmente le partite di calcio, di basket, di atletica leggera e ballando con le stelle. La gente è poco attenta agli episodi di violenza. Forse, non tutte le persone si tengono informate quotidianamente e per varie ragioni non si accorgono di quello che accade nel mondo, dove una follia cattiva e distruttrice ha colpito come gli tsunami che distruggono case, sentimenti, seminato morte, povertà.

In passato, quando Andrea era parte viva della mia vita e delle mie giornate, usavamo scambiarci le notizie del giorno, quello che accadeva al di fuori del nostro piccolo mondo, con un'autentica comunicazione verbale, spirituale, emotiva. Ecco perché oggi, Andrea, ti scrivo continuando un dialogo che c'era abituale.

Tu, da dove sei, Andrea, sai già tutto e come me e tutte le persone che amano gli animali, parola orrenda, dobbiamo chiamare in altro modo gli amici che ci accompagnano nella vita insegnandoci il significato della parola "amore".

Un uomo, di cui non cito il nome per rispetto umano, nella notte tra il 31 agosto e il 1 settembre, si è visto minacciato solo perché mamma orsa, di nome Amarena, è entrata nel suo giardino, seguita dai suoi due cuccioli. Lui ha imbracciato il fucile e senza un attimo di riflessione ha sparato abbattendo una mamma, privando i suoi cuccioli della loro sicurezza, della loro protezione, del loro latte: elemento di vita. 

Questo sconsiderato gesto ha naturalmente sollevato l'indignazione di tutto il paese.

Mi ha intenerita la frase di Sgarbi «Come perdere un fratello».  I cuccioli si sono nascosti in solitudine di terrore e abbandono. Lo scrittore Hemingway scrisse: «C'è qualcosa di nobile in questa grossa bestia, qualcosa che fa pensare ad un barlume di sentimento umano, sparare ad un orso è come sparare ad un fratello».

Il paese San Benedetto dei Marsi è in fermento. L'orsa era inoffensiva, aveva anche degli amici che ammiravano i suoi cuccioli, l'uomo nero che le ha tolto la vita è minacciato di morte. Non avverrà perché l'umana pietas avrà il sopravvento sul desiderio di vendetta.

È certo che nel cuore di quest'uomo il rimorso e la vergogna saranno il tormento quotidiano. I due cuccioli sono stati avvistati, non si sono allontanati troppo dal luogo del massacro, ma sono piccoli e il bosco è pieno d'insidie.

Andrea, bimbo mio, io ti ho trasmesso l'amore per gli animali, abbiamo goduto insieme della loro innocenza e soffriamo insieme di quanto ha compiuto la sconsideratezza e l'indifferenza emotiva di questo grilletto facile e oggi mi piace condividere con te questo dolore, ne traggo un po' di consolazione. Ma tu sei così lontano. Non tanto da non cercare con lei, Amarena, le tracce dei cuccioli smarriti.

12 agosto, nasceva Andrea G. Pinketts

 Ti ho accolto tra le braccia, estatica. Ti ho guardato, non ancora conscia di essere la fattrice di quel piccolo miracolo che io avevo nutrito dal mio ventre, alimentato nelle mie viscere, unendo un palpito del mio cuore al tuo, fino a che abbiamo respirato all'unisono in armonia con il completo distacco dall'estraneità che non ci apparteneva.

 Ho toccato il tuo viso, curiosa di conoscere i tuoi tratti, con l'intento forse un po' egoistico di imprimerti nella mia memoria perché nulla mi sfuggisse di quel momento magico della nostra conoscenza fisica.

 Il tuo viso era, come tutti i visi dei bimbi appena nati, un po' grinzoso e il tuo pianto forte e stizzoso; e dapprima, quasi impaurito dal nuovo universo che ti si schiudeva; poi, liberatorio nell'aver incontrato il mio sorriso.

 Credo che il momento in cui il neonato lascia il ventre materno, il rifugio che l'ha protetto, nutrito, riscaldato, sia traumatico e accompagnato dalle urla laceranti della madre che vuole vedere il frutto di un'attesa di nove mesi, vissuti in comunione fisica, emotiva, spirituale.

 Se una madre parla al figlio, lui ascolta. Quando ti aspettavo ti recitavo le poesie che mi erano care, sicura che tu mi ascoltassi e che ti avrei trasmesso l'incanto di quello che esprimevano i poeti che avrebbero spianato la vita che ti attendeva con tutte le sue incognite. Così è stato.

 Oggi, sono una madre che ti è grata per tutto quello che hai creato, per l'interesse che hai suscitato nella gente, per le menti che hai aperto al sapere, al conoscere, al nutrimento dell'anima.

 La tua vita è stata per noi un abbeveratoio ad una fonte di una luminosità che non si attenua la cui voce è inestinguibile ed eterna.

Oggi 12 agosto 1960, la Madonnina.

Oggi 12 agosto 2023, tutta la tua gente, i tuoi amici, tutti gli amanti della letteratura, tutte le persone che hanno avuto la buona ventura di conoscerti, ti ringraziano. Grazie Andrea, tua madre.

Una nuvola bianca aleggia attorno ai nostri pensieri, leggera, amorevole, nostalgica.


AG Noir, Andora - 7 luglio 2023

Onda Noir - Segreto

PREFAZIONE
a cura di Mirella Marabese Pinketts

 Accolgo nel mondo di Andrea e mio queste nuove voci che narrano racconti, esperienze, fantasie concretizzate e realizzate per eccitare la vostra curiosità, per donarci un brivido che quando leggiamo ci dona e provoca, per dare voci al colophon di misteri che vogliono aiutarci a scoprire i personaggi che animano i racconti accentuando il giallo in crescendo.
 Questo ci affascina.

 Benvenuti nel mondo del mistero e della ricerca del protagonista infido che si presenta questa sera da noi, rivelando le proprie perverse macchinazioni e azioni non proprio degne di plauso.
 Ma Il plauso c'è sia per la bravura degli scrittori che per le emozioni che ci offrono.

 Grazie di queste suggestioni, grazie al Festival e a Christine che ancora una volta hanno realizzato il loro intento scoprendo egregiamente nei racconti che ci hanno presentato il futuro auspicato di interesse e successo degli scrittori.

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1 luglio 2023, Mystfest Cattolica – Premio Pinketts a Samuele Bersani –

Abbassa la tua radio per favore se vuoi sentire i battiti del mio cuore

Così cantava, anni orsono, Alberto Rabagliati.

Quella radio non esiste più, la canzone nemmeno.

Noi abbassiamo la radio e le canzoni di un tempo non ci appartengono più.

Spegniamo tutte le radio del passato e accendiamo le radio di oggi, abbiamo l'onore di ospitare il monarca riminese Samuele Bersani, cantautore che ha trascorso tutta l'infanzia e l'adolescenza a Cattolica. 

Il tuo linguaggio musicale, le tue parole espresse con commozione e veridicità suscitano emozioni che il tempo rinvigorisce e dà loro un'esistenza che si prolunga nel tempo e nel futuro.

I tuoi messaggi musicali e canori ci incantano e rivelano delle verità che spesso per pudore nascondiamo o veliamo per far meno sentire il vero significato che talvolta può anche ferire.

Il tuo passato è gravido di premi e la tua strada e tutta in salita.

È una fortuna averti qui. Grazie di averci fatto l'onore della tua presenza dando a questo festival il fasto del passato e la certezza del futuro.

I tuoi brani musicali sono densi di messaggi, toccano i temi più difficili del nostro tempo impietoso.

  Andrea G. Pinketts, mio figlio, al quale la generosità di Cattolica con il Mystfest celebra da tanti anni il ricordo incancellabile e il rinnovarsi magico del suo talento e della sua carismatica presenza fisica e spirituale, sorride abbracciato a Fernanda Pivano, a Lucio Dalla, a Lucio Battisti, a tutti gli artisti che ci hanno preceduto ma che godono del nostro esistere e della musicità che ci hanno lasciato rinnovando emozioni e messaggi che ci aiutano a vivere. Sono tutti presenti e ti plaudono, Samuele, insieme a tutti noi.

 Accendiamo le nostre radio, per favore, per sentire i battiti dei nostri cuori.

 Mirella Marabese Pinketts ringrazia, ancora una volta, Simonetta Salvetti e tutta l'organizzazione del Mystfest, la sindaca Franca Foronchi e stringe tutta Cattolica in un abbraccio, insieme all'onnipresente amato figlio che palpita vivente e presente, sfumato nell'essenza fisica dalla sabbia azzurra e celestiale di questo mare magico incantato.


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Salone del Libro, 20 maggio 2023 - HarperCollins

 L'evento di oggi mi ha fatto un regalo immenso che raramente capita alle persone, sono ritornata giovane, perché la pubblicazione dei libri di Andrea mi ha riportata a quando lui li ha creati, a quello che abbiamo vissuto insieme, a quello che ho ascoltato, ho vissuto, ho desiderato, ho soprattutto voluto con tutte le mie forze. La mia parola d'ordine con lui era «Tu puoi» perché tutto quello che lui scriveva era frutto della sua genialità, della sua sensibilità, della sua intelligenza inesauribile. Allora, ringrazio tutte le persone presenti, in modo particolare ovviamente questa prestigiosa casa editrice americana, HarperCollins.

 Questi libri andranno nelle scuole, coltiveranno le giovani menti, ne abbiamo bisogno eh! E per questo, gratitudine è una parola sbagliata, il mio trasporto emotivo, affettivo, verso chi ha voluto questo e ha provocato questo evento: Elisabetta Friggi e il mio carissimo, fratello di Andrea, Andrea Carlo Cappi e tutte le persone che questa sera son qui presenti per ricordare, per omaggiare mio figlio. Mio figlio che stasera è qui accanto a me e mi tiene per mano per ringraziare tutte le persone presenti che mi hanno profondamente commossa e alle quali sono infinitamente grata.

Noi due vi ringraziamo dal profondo del cuore.

Grazie, ciao.

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Anche i giganti sono fragili

Io penso che i ricordi siano il patrimonio dell'anima che sulla scia di emozioni antiche rivive episodi, avvenimenti, parole, anche solo sussurri.

Oggi, giornata nella quale la pioggia infuria e l'eco di un tempo passato per quanto è successo in Emilia Romagna, ci intristisce e impaurisce. Penso alla desolazione di chi ha perso tutto, mi riporta a un ricordo che si unisce al timore che è ormai una certezza dell'addio di noi milanesi a un simbolo color lilla che sta per lasciarci. Così, come accade sempre nella mia vita, mi lascio impadronire dai ricordi, dalla nostalgia, dal rimpianto.

Il nostro balcone, Andrea, dove quelle piante fiorite spadroneggiano in una miriade di colori, di profumi, di messaggi, sì, perché le piante parlano a chi le sa ascoltare.

Allora avevamo insieme acquistato al mercato di zona una pianta di glicine. Ne eravamo rimasti affascinati. Tu condividevi con me l'emozione di quella magia che nasce dal linguaggio dell'anima. Portammo a casa questo alberello e giorno dopo giorno ne seguimmo la crescita, la fragilità, il profumo avvolgente di una unicità che dura nel tempo. Appunto, il tempo inesorabile che allontanò te fanciullo, preso dal ritmo travolgente della vita ludica, dalla magia delle piante e dei fiori ed io rimasi sola a seguire la loro evoluzione, il loro sfiorire, il loro spegnersi.

Anche il nostro piccolo glicine seguì l'inesorabile trascorrere del tempo e si spense durante un'estate torrida. Ma io, anche oggi, ho ricordato. Non dimentico nulla di come e quando abbiamo vissuto insieme. Mi hanno aiutato i quotidiani che hanno scritto dell'esistenza di un glicine vecchio di quasi cent'anni, meraviglioso del suo vigore e splendore che negli anni ha attecchito e che è diventato il punto d'incontro fulgido, profondo e possente di noi milanesi.

È un pezzo della nostra città, della nostra storia, anche la mia, perché io conobbi per ragioni di lavoro e frequentai il Circolo Volta, sede dei membri degli ex combattenti e reduci.

Ho un luminoso ricordo del presidente di questo circolo che mi coinvolse in varie iniziative sociali e mi gratificò della sua stima. Questo avvenne molti anni fa, il glicine allora regnava sovrano dando a piazza Baiamonti un alone lilla che spandeva la sua magia resistendo al tempo che toglie splendore anche ai ricordi più vitali. Ho il ricordo di questo grande salone che sapeva anche un po' di vecchio, dove il valzer a quel tempo era estremamente di tendenza. Ricordo l'onore che mi fece il presidente invitandomi a ballare un valzer viennese. Io avevo un vestito color rosa antico di mohair e taffetà fosforescente. Ricordo quella scena, di cui mi sentivo protagonista ammirata e invidiata, con nostalgia. Che tempi belli erano quelli, oggi non esistono più. Oggi c'è solo il desiderio di abbattere e di infierire su quei ricordi che sono il nostro patrimonio umano e culturale. Oggi il glicine è in pericolo, lo vogliono abbattere strappandolo a quelle radici che sono l'amore dei milanesi, per costruire al suo posto il museo della Resistenza, iniziativa davvero lodevole, senza dubbio. Ma Milano è grande e abbattere il glicine è come toglierci il cuore.

Le firme per evitare questo scempio sono a tutt'oggi più di cinquantamila, firme di sconosciuti, di gente comune, di artisti, di nomi che hanno fatto grande Milano.

Andrea, figlio mio amatissimo, sull'onda lilla di questi nostri ricordi, aggiungo le nostre firme.

Andrea G. Pinketts che onora Milano, che pensa con nostalgia a quei nostri intimi alberelli di glicine sperando che il grande albero sia risparmiato.

Le firme per annullare questa iniziativa sono vertiginosamente aumentate e ci sfiora il viso una carezza color lilla, indenne (a questo punto) dalle decisioni comunali e affini.

Abbiamo condiviso l'amore per gli animali

Andrea, amatissimo figlio, nella breve vita che tu hai vissuto, abbiamo condiviso tutto: l'amore per la poesia, per la letteratura, l'interesse profondo con sete di conoscenza di quello che avviene nell'universo. Abbiamo gioito, amato, sofferto, pianto insieme, nella nostra comunione spirituale. Ora, sta accadendo qualcosa che mi turba, mi pone tanti problemi che vorrei condividere con te ma io, tua madre, conosco già la tua risposta, come sempre frutto della tua profonda sensibilità, della luce che illumina le tue parole. Abbiamo condiviso l'amore per gli animali: ne seguivamo la nascita, il percorso, le malattie e, infine, con grande dolore, il distacco definitivo.

Ognuno di noi, nella nostra infanzia, ha avuto un orsacchiotto, amico tenero e morbido che allontanava i fantasmi della notte con il suo tepore e la sicurezza che ci dava, quale tenero compagno peloso. Non credo, e me ne rammarico, che oggi i bambini anelino a questo tipo di rapporto che è l'inizio dell'amore straordinario e coinvolgente per gli animali. 

Oggi, tutto il mondo è coinvolto da un episodio che ci ha sconvolti, turbati, se vogliamo, anche inorriditi. Un'orsa e la tragedia nella Val di Sole in Trentino ha tolto la vita futura, le speranze, ad Andrea Papi, colpevole di passeggiare nei boschi incantati del Trentino. 

L'orsa ha diciassette anni ed è seguita da tre cuccioli. Le stanno appresso con l'amore e il bisogno che tutti i cuccioli ed esseri umani hanno per le loro mamme. Gli orsi amano la solitudine, il silenzio, ma come tutte le creature viventi (qualche perplessità nel riferirmi agli orsi, ai lupi, a tutti gli animali che popolano la terra come essere creature viventi), hanno bisogno di attenzione, di amore, di carezze. 

Dovunque tu sia, Andrea, puoi conoscere attraverso vie misteriose, gli episodi contenuti nel mio libro Quando mi punge vaghezza: la storia di un orso vagabondo e godereccio che ogni sera, dopo la mezzanotte, scende dalla montagna del Molise. Ad accoglierlo, la generosità di un uomo: il proprietario di una locanda a valle è di un cuore sensibile e attratto dalla necessità degli animali. Prepara una scodella abbondante di salsiccia mirandese di cui l'orsa è ghiotta. Anche gli avventori della locanda a mezzanotte presenziano commossi a questo rito. L'hanno affettuosamente chiamata Valciccia e, a debita distanza, le esprimono il loro affetto. Quando Valciccia si allontana per ritornare nel suo elemento naturale, nel bosco, tutti avvertono la bellezza, la benevolenza della sua presenza e la mancanza assoluta di pericolo.

Mi torna alla memoria la storia di un leoncino che a Londra negli anni '70 fu adottato da due studenti che intrecciarono con lui un ménage à trois dove, anziché la paura, trionfò l'amicizia che come noi sappiamo, è più forte dell'amore. Fu un rapporto di insegnamento, di fiducia reciproca, dove si mescolavano paradossalmente, sentimenti che illuminarono la loro vita. Passò un anno e il leoncino ovviamente crebbe fino a diventare quasi un gigante. Furono costretti a causa della sua crescita a dirgli addio e a reinserirlo nel suo habitat naturale. Il distacco fu doloroso ma inevitabile. A distanza di parecchio tempo, più di un anno, i due studenti furono presi dalla curiosità di vedere come il leoncino si fosse ambientato nella nuova dimora. Grande fu la loro felicità e commozione quando il leone li riconobbe ed espresse la sua gioia con dei ruggiti tenerissimi. Dunque, anche gli animali hanno dei sentimenti e li esprimono come possono, come sanno, magari anche con una zampata che, vista la loro mole, può lasciare un segno. I ragazzi inglesi che hanno adottato il lenone si chiamano Anthony Bourke e John Rendall e La gioia di ruggire insieme è il libro che hanno scritto per immortalare l'esperienza di amicizia, amore, gioia contagiosa che il leoncino ha loro donato.

L'orsa che nel bosco trentino incontrò il ragazzo incauto e spaventato, aveva al seguito i suoi tre cuccioli. Forse, volle difenderli, proteggerli. Forse.

Io ho perduto Andrea, l'unico mio amatissimo figlio. So cosa significa essere mutilati del grande amore tra madre e figlio. Abbraccio i genitori, con la consapevolezza che la sciagura che stanno vivendo lascerà nel loro futuro tracce sanguinose per sempre.

Ma l'orsa è un animale e agisce con ferocia e con l'istinto. Negli animali, segni di spavento ne acuiscono l'aggressività. L'uomo è intelligente e può imparare a difendersi, o meglio, a non farsi notare. Esistono oggi dei mezzi che servono a spaventare gli animali dotati di cattive intenzioni e ferocia innata e non consapevole. Un campanellino portato addosso avverte gli animali della presenza degli uomini, li spaventa e li induce alla fuga. Uomo, sdraiati a terra, fingi di non esistere, non mostrare la tua paura!

Andrea, dovunque tua sia, tu che ne hai il potere, suggerisci a chi pensa di abbattere l'orsa. Lei ha le mammelle pregne di latte, i suoi cuccioli hanno fame. 

L'ultima notizia che riguarda l'orsa ci tiene il cuore in sospeso: è stata catturata e rinchiusa in una gabbia. Si ipotizza, nella migliore delle ipotesi, di creare nel bosco un grande recinto per lasciarla libera nel suo elemento naturale, dove possa godere di una libertà, sia pure condizionata dalla prudenza. Io che scrivo, sono nata a Trento e conosco la sensibilità e il senso del dovere che è nei cuori dei trentini, nascosto da un'apparente crudezza e freddezza dei sentimenti. Mi permetto di esprimere al presidente della Regione, Maurizio Fugatti, la consapevolezza della difficoltà emotiva nella sua decisone. Aggiungo anche che qualunque questa decisione sia, ha tutta la mia comprensione e il mio rispetto, intuendo la difficoltà di una decisione così dolorosa. Perché l'orsa ha le mammelle pregne di latte e i suoi cuccioli hanno fame.

Podcast

Franco Califano (30 marzo 2013 – 30 marzo 2023)

Adorabile canaglia, non hai mantenuto la promessa: non escludo il ritorno.

Ti abbiamo aspettato, ti aspettiamo.

Altri hanno tentato di prendere il tuo posto, ma mai uno come te può donarci l’emozione della tua voce, le tue canzoni, il tuo saper essere sempre protagonista assoluto di una vita sregolata ma dominata da un disincantamento sofferto ma leggero, un soffio eterno di poesia espresso con la tua voce, con il tuo sguardo profondo che esprimeva i palpiti della tua anima.

Hai vissuto a trecentosessanta gradi mai pentendoti di nulla, da quella caduta dalla scala che ti pose in una posizione diversa che oscurò e limitò la tua fama di Califfo.

Andrea mi parlava di te, eravate amici.

L’ammirazione era reciproca, la fratellanza si vive anche di lontano.

Io ho perduto Andrea, ma la mia camera è interamente tappezzata dalle foto dei personaggi che hanno animato la sua vita un po’ spericolata, come la tua, insofferente alle regole.

Una profonda sensibilità vi univa, mascherata da una goliardia qualche volta un po’ amara, nascosta abilmente da un’apparente gioia di vivere.

Ci sono due foto tue e di Andrea, insieme; così, ogni momento della mia giornata e delle mie notti, mi tenete compagnia, Andrea e il Califfo. Io accarezzo le vostro foto, scolpite nel mio cuore, nella mia memoria, nella mia nostalgia.

Ma credimi, Califfo, avevi promesso che saresti forse ritornato, ma tu, come Andrea, non sei mai andato via.

Dall’altra parte vi vedo cantare “Tutto il resto è noia” ma non la vostra fratellanza di artisti, non le vostre personalità affini, non la vostra sensibilità che ha creato quei capolavori.

Allora, io, madre di Andrea, canto con voi “Tutto il resto è noia”. Andrea aggiunge, sottobraccio a te, “La musica è finita”.

La tua musica non finirà mai.

Le tue note sono scolpite nel cielo accompagnate dalla tua malinconia che è stata riservata compagna di tutta la tua vita, accompagnata da un sorriso disincantato.

La signora della notte, velata di nero, ha frantumato i rami fulgidi della vostra creatività e del vostro essere.

Un sole celestiale, come avviene per le piante, ha rinvigorito le vostre radici e ne sono emersi rami fioriti che non conoscono la caducità.

Ha vinto la poesia, il talento, l’essere sulle onde di “Tutto il resto è noia”.