Ti ho accolto tra le braccia, estatica. Ti ho guardato, non ancora conscia di essere la fattrice di quel piccolo miracolo che io avevo nutrito dal mio ventre, alimentato nelle mie viscere, unendo un palpito del mio cuore al tuo, fino a che abbiamo respirato all'unisono in armonia con il completo distacco dall'estraneità che non ci apparteneva.
Ho toccato il tuo viso, curiosa di conoscere i tuoi tratti, con l'intento forse un po' egoistico di imprimerti nella mia memoria perché nulla mi sfuggisse di quel momento magico della nostra conoscenza fisica.
Il tuo viso era, come tutti i visi dei bimbi appena nati, un po' grinzoso e il tuo pianto forte e stizzoso; e dapprima, quasi impaurito dal nuovo universo che ti si schiudeva; poi, liberatorio nell'aver incontrato il mio sorriso.
Credo che il momento in cui il neonato lascia il ventre materno, il rifugio che l'ha protetto, nutrito, riscaldato, sia traumatico e accompagnato dalle urla laceranti della madre che vuole vedere il frutto di un'attesa di nove mesi, vissuti in comunione fisica, emotiva, spirituale.
Se una madre parla al figlio, lui ascolta. Quando ti aspettavo ti recitavo le poesie che mi erano care, sicura che tu mi ascoltassi e che ti avrei trasmesso l'incanto di quello che esprimevano i poeti che avrebbero spianato la vita che ti attendeva con tutte le sue incognite. Così è stato.
Oggi, sono una madre che ti è grata per tutto quello che hai creato, per l'interesse che hai suscitato nella gente, per le menti che hai aperto al sapere, al conoscere, al nutrimento dell'anima.
La tua vita è stata per noi un abbeveratoio ad una fonte di una luminosità che non si attenua la cui voce è inestinguibile ed eterna.
Oggi 12 agosto 1960, la Madonnina.
Oggi 12 agosto 2023, tutta la tua gente, i tuoi amici, tutti gli amanti della letteratura, tutte le persone che hanno avuto la buona ventura di conoscerti, ti ringraziano. Grazie Andrea, tua madre.
Una nuvola bianca aleggia attorno ai nostri pensieri, leggera, amorevole, nostalgica.