Il blog di Mirella Marabese Pinketts

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Mi presento, mi chiamo Mirella Marabese Pinketts e sono la Presidente dell’Associazione culturale Andrea G. Pinketts.

Benvenuti a tutti voi che darete lievito alle mie parole dove è dominante l’emozione.

Sì, sono la madre di Andrea Pinketts. Al suono di questo nome vedo la maggior parte di voi trasalire. Un nome conosciuto e diffuso. La genialità non è ascoltare, interessati, incuriositi, all’eco di questo messaggio perchè è tale e non è un comunicato.



Franco Gaetano si è dissolto nello spazio accompagnato dalla dedizione della figlia Lorena

Una nuvola vagabonda si è dischiusa nello spazio celeste per offrire l’anima pure e nobile, la vastità del firmamento, tanto lontano tanto vicino.

Franco Gaetano si è dissolto nello spazio accompagnato dalla dedizione della figlia Lorena e da quanti hanno avuto l’onore di capire da lui e d’avere da lui l’esempio di vita.

Andrea, figlio bambino, dovunque tu sia, tua madre desidera, come l’amica Lorena, sia ancora viva l’atmosfera umana, dove i ricordi sono e lasciano i rimpianti della nostalgia.

Lorena, in questo momento di addio del papà amato e assistito fino allo spasimo, mi ha preso per mano e mi ha portata lungo il suo percorso di vita fatto di malattia, di dolori, di pensieri, creando tra me e lui una intimità familiare e affettiva. La vita è delusione e amarezza ma al di sopra di tutto questo, c'è la dedizione della figlia. Non accade sempre. Onore a te, cara Lorena.

Andrea, figlio bambino, le anime gruppo accolgono con sorriso memore di Lorena e la sua devozione, ammirazione e rispetto per tutto quello che tu hai creato.

L'armadietto in biblioteca

In ricordo di Andrea G. Pinketts (che ho conosciuto e visto personalmente in più di una occasione), gli ho dedicato nella Biblioteca della provincia di Bergamo in Valseriana (Gandino) di cui sono responsabile, uno dei nostri 4 armadietti portaoggetti  “alla memoria”, dedicato agli scrittori recentemente scoparsi. Si trova tra Camilleri e A. Merini. Spero sia in buona compagnia!

Irene Scarni

*** 

Le biblioteche hanno sempre esercitato su di me un fascino speciale.

La loro atmosfera ovattata, densa di cultura, di curiosità da appagare, argomenti sconosciuti da sviscerare; parole che a seconda del tempo in cui viviamo, possono assumere significati diversi. Spero che conservino ancoro l’atmosfera dei luoghi di ritrovo, grandi complici i libri.

Cara signora che passa la sua vita in questi luoghi incantati, lei assapora la magia dei tempi andati nei quali lei aveva e ha la possibilità e il potere di attingere la conoscenza di autori, di personaggi, di storie create da loro. Così, ha conosciuto e amato gli scrittori presenti e assenti.

Il tempo è passato e ha ritardato con mio rammarico la risposta alla sua lettera e il suo interesse culturale e umano per gli autori, in modo particolare dei libri di Andrea.

In questo periodo la prestigiosa casa editrice americana HarperCollins ha pubblicato finora i primi quattro libri: Lazzaro, vieni fuori, Il vizio dell’agnello, Il senso della frase, L’assenza dell’assenzio, li troverà facilmente nelle librerie.

Mi ha commosso l’armadietto alla memoria sito nella sua biblioteca, lo vedo con gli occhi del cuore e, mi creda, della gratitudine. Sono una mamma all’italiana e tutto quello che lo riguarda allevia il morso del mio cuore che spasima come sempre.

L’idea dell’armadietto dove Andrea è presente insieme alla poetessa dei Navigli Alda Merini e allo scrittore siciliano del famoso personaggio Montalbano, Camilleri, mi fa sorridere di piacere. E mai sorriso fu più faticoso e sofferto.

Grazie gentile signora.

TUTTO PASSA E SI SCORDA, TUTTO DEVE FINIR

È una vecchia canzone dei miei anni verdi, mi duole dire dei miei anni verdi, come mi duole parlare di qualcosa o di qualcuno che non c'è più.

Eccolo lì il passato, ricco di avvenimenti abilmente nascosti sotto un manto stellato di sogni (si sono avverati?), di delusioni, di rinunce. C'è tutto, il passato che forse vorremmo dimenticare, e serbare il ricordo nel tempo di quello che ci ha portato via con la rapidità di un lampo. Eccolo lì il passato che è meglio annullare, colmo di sogni infranti e premonizioni di croci e di distruzione.

A me quest'anno il presepe ha portato un dono che a poche mamme è concesso. Il successo letterario di mio figlio Andrea, rinnovato nelle nuove edizioni della casa editrice HarperCollins. Milano ha voluto riconoscere i suoi meriti, la fama cui il tempo non acuisce ma cresce.

Purtroppo a questo evento felice si aggiungono molti casi funesti, cari amici, che un vento crudele ha portato via in un lampo lasciando dei vuoti e delle ferite aperte. Questo è il mio passato e il vostro, perché il grande signore dello spazio dona e toglie, come è giusto che sia.

Oggi, primo gennaio, arriva da noi un folletto gioioso con una gerla strapiena di doni: amore, salute, benessere, successo, per noi . Tutto  il mondo è partecipe con voi di queste promesse e ci attende il mio e il vostro augurio portatore di felicità e sentimento.

Felice anno.

Con gli auguri dalla redazione del blog dedicato ad Andrea di Mirella Marabese Pinketts.

Santo Natale, 2023, il sorriso e la speranza di un anno migliore, forse.

24 Dicembre 2023

Sento accanto a me un pianto che attira la mia attenzione. Cerco di capirne la provenienza. Vedo il terreno sottostante coperto di cocci che hanno le sembianze di un bambino appena nato. Lo avvolge una luce che dà un fremito inaspettato, misterioso. Con la mano sul cuore, cerco di frenare i palpiti per attenuare la mia pena. Un bambino fracassato, il piccolo e tutto quanto lo circonda, una donna pallida che gli sta a fianco con un pallore che ne traccia i lineamenti presentando uno stato di angoscia. Anche la culla appare dissestata, come se fosse stata invasa da una furia devastante. Intanto, in paradiso gli angeli non suonano, non cantano, il loro viso è bagnato da un pianto accorato, attendono la notte santa, la nascita del Bambino che faceva trepidare di attesa i loro volti, ma Natale non esiste più.

Io mi accucciai accanto a una siepe e mi avvolse un profumo di fiori non sbocciati i cui petali erano mossi da un vento misterioso che aveva la dolcezza di una carezza. Io sentii, come un miracolo, i fiori schiudersi, aprirsi e donare un profumo celestiale; in paradiso, gli angeli avevano ripreso a sorridere, a trarre dalle arpe e dai liuti delle melodie che procurarono il miracolo. Il Bambino Celeste si ricompose e fu accolto da una culla foderata di velluto azzurro. Le campane suonarono a festa, il bambino aveva riportato il sorriso, la gioia, la bontà.

Purtroppo l'episodio si ripete. L'attesa della nascita del bambino, dissolta dall'atmosfera magica, ripiomba nello sconquasso e nella rovina.

Il presepe franò e il bambino rovinò in tanti pezzi blasfemi. Ancora una volta l'uomo, preso da un furore diabolico e titanico, riversò la sua furia malefica su un bambino appena nato.

BAREGGIO (MILANO) - Dopo Magenta altri atti vandalici ai danni dei presepi di zona. L'ultimo in ordine di tempo quello dei confronti del presepe in piazza a Bareggio dove è stata distrutta una statua del presepe allestito della Pro loco mentre un’altra è stata rubata. Nelle stesse ore è stata rovinata anche la chiesetta della Brughiera con alcuni graffiti.

(Estratto da: Il Giorno, 22 dicembre 2023)

https://www.ilgiorno.it/legnano/cronaca/bareggio-chiesa-presepe-vandalismo-205c488d

Ma ancora una voce, la potenza della fede è stata più forte della cattiva e disumana ferocia; così, dalla siepe dove io mi ero nascosta, irradia l'attesa angelica accompagnata dalla preghiera di tutti gli uomini, dando vita per una volta a un miracolo divino.

 

25 dicembre 2023

Gesù è nato e ci ha riportato il sorriso e la speranza di un anno migliore, forse. Ha portato nel cuore degli uomini che lo avevano massacrato un anelito di bontà, di gentilezza, di pentimento e volontà di espiazione.

Le voci dalla siepe che mi avevano protetta, accompagnarono il mio cammino e il suono delle arpe e dei liuti mi consola e immerge il mio cuore in una mare di gioia, di riconoscenza e di amore per un soffio divino.

Castello Sforzesco – Milano, Sala Weiss - 19 novembre 2023 L’avanguardia letteraria di Andrea G. Pinketts -

Vorrei correre al castello Sforzesco dove questa sera ancora una volta Milano ti celebrerà in tutta la tua grandezza di artista, di scrittore e di oratore, ma anche di uomo semplice che si è fatto amare per la sua umanità, per la sua generosità verso gli umili e i meno fortunati, per la sua dolcezza nascosta con pudore che avrebbe potuto annullare la sua fama di uomo senza freni, duro. Ma era un bluff, tu eri e sei come diceva e scriveva la nostra amata Fernanda Pivano che abbiamo perduto e amato e amiamo: “un duro con il cuore di una meringa”.

Vorrei unirmi alla folla che ti plaude e condividere con te, come abbiamo fatto sempre, le profonde emozioni che il tuo pubblico ti tributa.

La clessidra del tempo è sempre più leggera e impedisce a tua madre di correre da te ma la mia forma eterica non tiene conto del tempo e io come semplice anima sono sempre accanto a te.

L’evento, a partire dalla nuova collana dedicata ai tuoi libri, che la casa editrice americana HarperCollins ha voluto per te durante la rassegna letteraria milanese Bookcity, ha dato al pubblico che ha assistito la misura della tua genialità. Grazie da mamma e da lettrice onnivora.

Danno vita a questo evento la presenza dei tuoi preziosi amici.

Li ho accanto e li accarezzo con le mani del non essere fisico, un tocco leggero, come i petali di una rosa sfiorita da una stagione torrida inclemente, io so che hanno sentito e conoscono il tepore della carezza di una mamma.

Tra i tuoi preziosi amici, Omar Pedrini, musico sensibile e cantautore che riesce a far palpitare il cuore, grazie a te Omar e al tuo essere autentico ed eccelso.

Grazie a Fabrizio De Giovanni che nella lettura dei brani tratti dai tuoi libri ha rinnovato il tuo “senso della frase”, la tua capacità di vivere e di far vivere la tua emozione di artista, così cara al mio cuore nel ricordo degli anni passati.

Non ho parole, non ci sono, per esprimere il sentimento di gratitudine, di riconoscenza, di stima, di rispetto per la generosità di Andrea Carlo Cappi che con estrema volontà ancora una volta ha dato ad Andrea il raziocinio che a mio figlio mancava; la sua presenza protettiva e sempre presente nel lungo percorso di vita che hanno passato come fratelli, grazie caro Andrea con sentimento materno. Le parole sono scontate per ringraziarti e ammirarti, Andrea. Un battito d’ali che sento ti abbraccia con me.

A Elisabetta Friggi, il nostro editor, offro un virtuale mazzo di glicine, lei con la sua operosità, intelligenza, sensibilità, ha fatto in modo che i sogni di Andrea si avverassero, è quello che sta avvenendo adesso. Il glicine è una pianta forte che regge al tempo, ma i fiori sono fragili e di un colore non colore lilla, sfumato ma eterno. Grazie Elisabetta.

Io torno trepidante al mio essere e mi cullo orgogliosa e sorridente anche se il sorriso è un po’ velato ed esprime tutta la mia nostalgia.






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Dialogo muto, primo novembre di qualsiasi anno passato e futuro

Era il tuo primo appuntamento con i quaderni tipo, così come io lo chiamo, quaderno delle aste. I primi goffi tentativi di scrittura ed espressione della tua feconda fantasia che ti avrebbe portato lontano.

Oggi è una giornata particolare, come tutto quello che ci riguarda; è il primo novembre, giorno nel quale il quaderno ti attirava come una calamita creativa.

Nulla ti avrebbe distolto da questo appuntamento che avrebbe dato vita alla “tradizione Pinketts”. Ancora oggi, il primo novembre di qualsiasi anno, io tua madre nutro il nostro dialogo muto con i ricordi, con le mie reminiscenze nostalgiche, con il mio parlarti senza voce, come un sussurro.

Io, tua madre, ti porgo il quaderno intonso al quale tu affiderai il parto della tua creatività creando dei personaggi mirabolanti e allucinati, storie nelle quali racconterai il loro percorso in un’atmosfera rarefatta di genialità.

Tu non avresti mai mancato a questi appuntamenti ideali, nemmeno io, che sono vissuta e vivo della tua genialità.

Io, bambino mio, il legame che ci univa e ci unisce che ti tiene legato alle mie viscere è il cordone ombelicale che nutro sempre con il mio amore materno e tanta nostalgia.

Noi abbiamo sfidato quella lugubre signora vestita dei non colori il cui sorriso è un ghigno mortifero.

Noi abbiamo sfidato e abbiamo vinto perché il dialogo muto è vivo come da quando te ne sei andato.

Dialogo muto perché non ha voce, è un sussurro anche gli angeli sussurrano.

Un soffio leggero di una nuvola bionda

Oggi, domenica 27 agosto, ho dischiuso la mia porta solo un po', non so fino a quando, non so quale apertura darà vita e respiro a nuovi incontri, a parole nuove, a sentimenti riflessi nel futuro.

Oggi è così, io sono del Cancro e amo la solitudine, il silenzio, la malinconia, ma oggi questo muro che io ho eretto davanti a me per ascoltarmi, per difendermi dall'impeto dei ricordi, delle emozioni, delle peregrinazioni di un passato forse ancora troppo recente perché io possa accettarlo, è improvvisamente franato e la porta si è dischiusa, quasi aperta, al mondo, agli incontri, ai sorrisi, agli abbracci di una donna bionda, una nuvola bionda, che mi ha carpito il cuore e ridato il sorriso, il valore di un sorriso e di una risata che è come rinascere al desiderio di nuovi incontri, di parole che pur conservando la dolce nostalgica lievità del passato, hanno il profumo di future provviste.

Oggi, dalla mia porta chiusa per cinque anni, tanti sono passati da quando tu figlio mio mi hai lasciata in un vuoto che ha l'inesorabilità di un futuro muto. Ma ho dischiuso la porta che mi isolava da un passato a un presente vivace e festoso, animato da risate, anche se presiedute da momenti di commozione espressa con  lacrime a ricordare, l'amicizia, l'ammirazione, la simpatia ematicamente fisica e intensamente spirituale che hanno avuto Marisa e mio figlio Andrea.

Ti ho conosciuto, Marisa, e nel ricordo di Andrea ho spalancato sorridendo la mia porta dandoti il benvenuto, nuvola bionda; qualche cin cin di troppo ha bagnato di commozione il nostro incontro, Andrea era presente come sempre nelle nostre vite. Uno champagne d'annata era indispensabile e ha bagnato i nostri cuori e l'amore che è eterno.

Tu Marisa sei un soffio leggero di una nuvola bionda.

La fiducia

Fiducia, è una parola arcaica, fa parte di un lessico un po' demodé al quale si uniscono altre parole di cui noi abbiamo perduto il significato: rispetto, generosità, perdono.

È la fiducia negli uomini che ha consentito ad Amarena di camminare indisturbata nei prati del paese che l'ha ospitata gioiosamente insieme ai suoi due cuccioli. Sì, perché Amarena è, era, un'orsa inoffensiva adottata dal paese San Benedetto dei Marsi, di cui era la mascotte.

Ho scritto "era" con il cuore che si stringe.

Io credo che non in tutti i paesi arrivino i giornali, la televisione e poi la gente non legge, segue probabilmente le partite di calcio, di basket, di atletica leggera e ballando con le stelle. La gente è poco attenta agli episodi di violenza. Forse, non tutte le persone si tengono informate quotidianamente e per varie ragioni non si accorgono di quello che accade nel mondo, dove una follia cattiva e distruttrice ha colpito come gli tsunami che distruggono case, sentimenti, seminato morte, povertà.

In passato, quando Andrea era parte viva della mia vita e delle mie giornate, usavamo scambiarci le notizie del giorno, quello che accadeva al di fuori del nostro piccolo mondo, con un'autentica comunicazione verbale, spirituale, emotiva. Ecco perché oggi, Andrea, ti scrivo continuando un dialogo che c'era abituale.

Tu, da dove sei, Andrea, sai già tutto e come me e tutte le persone che amano gli animali, parola orrenda, dobbiamo chiamare in altro modo gli amici che ci accompagnano nella vita insegnandoci il significato della parola "amore".

Un uomo, di cui non cito il nome per rispetto umano, nella notte tra il 31 agosto e il 1 settembre, si è visto minacciato solo perché mamma orsa, di nome Amarena, è entrata nel suo giardino, seguita dai suoi due cuccioli. Lui ha imbracciato il fucile e senza un attimo di riflessione ha sparato abbattendo una mamma, privando i suoi cuccioli della loro sicurezza, della loro protezione, del loro latte: elemento di vita. 

Questo sconsiderato gesto ha naturalmente sollevato l'indignazione di tutto il paese.

Mi ha intenerita la frase di Sgarbi «Come perdere un fratello».  I cuccioli si sono nascosti in solitudine di terrore e abbandono. Lo scrittore Hemingway scrisse: «C'è qualcosa di nobile in questa grossa bestia, qualcosa che fa pensare ad un barlume di sentimento umano, sparare ad un orso è come sparare ad un fratello».

Il paese San Benedetto dei Marsi è in fermento. L'orsa era inoffensiva, aveva anche degli amici che ammiravano i suoi cuccioli, l'uomo nero che le ha tolto la vita è minacciato di morte. Non avverrà perché l'umana pietas avrà il sopravvento sul desiderio di vendetta.

È certo che nel cuore di quest'uomo il rimorso e la vergogna saranno il tormento quotidiano. I due cuccioli sono stati avvistati, non si sono allontanati troppo dal luogo del massacro, ma sono piccoli e il bosco è pieno d'insidie.

Andrea, bimbo mio, io ti ho trasmesso l'amore per gli animali, abbiamo goduto insieme della loro innocenza e soffriamo insieme di quanto ha compiuto la sconsideratezza e l'indifferenza emotiva di questo grilletto facile e oggi mi piace condividere con te questo dolore, ne traggo un po' di consolazione. Ma tu sei così lontano. Non tanto da non cercare con lei, Amarena, le tracce dei cuccioli smarriti.

12 agosto, nasceva Andrea G. Pinketts

 Ti ho accolto tra le braccia, estatica. Ti ho guardato, non ancora conscia di essere la fattrice di quel piccolo miracolo che io avevo nutrito dal mio ventre, alimentato nelle mie viscere, unendo un palpito del mio cuore al tuo, fino a che abbiamo respirato all'unisono in armonia con il completo distacco dall'estraneità che non ci apparteneva.

 Ho toccato il tuo viso, curiosa di conoscere i tuoi tratti, con l'intento forse un po' egoistico di imprimerti nella mia memoria perché nulla mi sfuggisse di quel momento magico della nostra conoscenza fisica.

 Il tuo viso era, come tutti i visi dei bimbi appena nati, un po' grinzoso e il tuo pianto forte e stizzoso; e dapprima, quasi impaurito dal nuovo universo che ti si schiudeva; poi, liberatorio nell'aver incontrato il mio sorriso.

 Credo che il momento in cui il neonato lascia il ventre materno, il rifugio che l'ha protetto, nutrito, riscaldato, sia traumatico e accompagnato dalle urla laceranti della madre che vuole vedere il frutto di un'attesa di nove mesi, vissuti in comunione fisica, emotiva, spirituale.

 Se una madre parla al figlio, lui ascolta. Quando ti aspettavo ti recitavo le poesie che mi erano care, sicura che tu mi ascoltassi e che ti avrei trasmesso l'incanto di quello che esprimevano i poeti che avrebbero spianato la vita che ti attendeva con tutte le sue incognite. Così è stato.

 Oggi, sono una madre che ti è grata per tutto quello che hai creato, per l'interesse che hai suscitato nella gente, per le menti che hai aperto al sapere, al conoscere, al nutrimento dell'anima.

 La tua vita è stata per noi un abbeveratoio ad una fonte di una luminosità che non si attenua la cui voce è inestinguibile ed eterna.

Oggi 12 agosto 1960, la Madonnina.

Oggi 12 agosto 2023, tutta la tua gente, i tuoi amici, tutti gli amanti della letteratura, tutte le persone che hanno avuto la buona ventura di conoscerti, ti ringraziano. Grazie Andrea, tua madre.

Una nuvola bianca aleggia attorno ai nostri pensieri, leggera, amorevole, nostalgica.