Oggi, domenica 27 agosto, ho dischiuso la mia porta solo un po', non so fino a quando, non so quale apertura darà vita e respiro a nuovi incontri, a parole nuove, a sentimenti riflessi nel futuro.
Oggi è così, io sono del Cancro e amo la solitudine, il silenzio, la malinconia, ma oggi questo muro che io ho eretto davanti a me per ascoltarmi, per difendermi dall'impeto dei ricordi, delle emozioni, delle peregrinazioni di un passato forse ancora troppo recente perché io possa accettarlo, è improvvisamente franato e la porta si è dischiusa, quasi aperta, al mondo, agli incontri, ai sorrisi, agli abbracci di una donna bionda, una nuvola bionda, che mi ha carpito il cuore e ridato il sorriso, il valore di un sorriso e di una risata che è come rinascere al desiderio di nuovi incontri, di parole che pur conservando la dolce nostalgica lievità del passato, hanno il profumo di future provviste.
Oggi, dalla mia porta chiusa per cinque anni, tanti sono passati da quando tu figlio mio mi hai lasciata in un vuoto che ha l'inesorabilità di un futuro muto. Ma ho dischiuso la porta che mi isolava da un passato a un presente vivace e festoso, animato da risate, anche se presiedute da momenti di commozione espressa con lacrime a ricordare, l'amicizia, l'ammirazione, la simpatia ematicamente fisica e intensamente spirituale che hanno avuto Marisa e mio figlio Andrea.
Ti ho conosciuto, Marisa, e nel ricordo di Andrea ho spalancato sorridendo la mia porta dandoti il benvenuto, nuvola bionda; qualche cin cin di troppo ha bagnato di commozione il nostro incontro, Andrea era presente come sempre nelle nostre vite. Uno champagne d'annata era indispensabile e ha bagnato i nostri cuori e l'amore che è eterno.
Tu Marisa sei un soffio leggero di una nuvola bionda.