Il blog di Mirella Marabese Pinketts

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Mi presento, mi chiamo Mirella Marabese Pinketts e sono la Presidente dell’Associazione culturale Andrea G. Pinketts.

Benvenuti a tutti voi che darete lievito alle mie parole dove è dominante l’emozione.

Sì, sono la madre di Andrea Pinketts. Al suono di questo nome vedo la maggior parte di voi trasalire. Un nome conosciuto e diffuso. La genialità non è ascoltare, interessati, incuriositi, all’eco di questo messaggio perchè è tale e non è un comunicato.



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Abbiamo condiviso l'amore per gli animali

Andrea, amatissimo figlio, nella breve vita che tu hai vissuto, abbiamo condiviso tutto: l'amore per la poesia, per la letteratura, l'interesse profondo con sete di conoscenza di quello che avviene nell'universo. Abbiamo gioito, amato, sofferto, pianto insieme, nella nostra comunione spirituale. Ora, sta accadendo qualcosa che mi turba, mi pone tanti problemi che vorrei condividere con te ma io, tua madre, conosco già la tua risposta, come sempre frutto della tua profonda sensibilità, della luce che illumina le tue parole. Abbiamo condiviso l'amore per gli animali: ne seguivamo la nascita, il percorso, le malattie e, infine, con grande dolore, il distacco definitivo.

Ognuno di noi, nella nostra infanzia, ha avuto un orsacchiotto, amico tenero e morbido che allontanava i fantasmi della notte con il suo tepore e la sicurezza che ci dava, quale tenero compagno peloso. Non credo, e me ne rammarico, che oggi i bambini anelino a questo tipo di rapporto che è l'inizio dell'amore straordinario e coinvolgente per gli animali. 

Oggi, tutto il mondo è coinvolto da un episodio che ci ha sconvolti, turbati, se vogliamo, anche inorriditi. Un'orsa e la tragedia nella Val di Sole in Trentino ha tolto la vita futura, le speranze, ad Andrea Papi, colpevole di passeggiare nei boschi incantati del Trentino. 

L'orsa ha diciassette anni ed è seguita da tre cuccioli. Le stanno appresso con l'amore e il bisogno che tutti i cuccioli ed esseri umani hanno per le loro mamme. Gli orsi amano la solitudine, il silenzio, ma come tutte le creature viventi (qualche perplessità nel riferirmi agli orsi, ai lupi, a tutti gli animali che popolano la terra come essere creature viventi), hanno bisogno di attenzione, di amore, di carezze. 

Dovunque tu sia, Andrea, puoi conoscere attraverso vie misteriose, gli episodi contenuti nel mio libro Quando mi punge vaghezza: la storia di un orso vagabondo e godereccio che ogni sera, dopo la mezzanotte, scende dalla montagna del Molise. Ad accoglierlo, la generosità di un uomo: il proprietario di una locanda a valle è di un cuore sensibile e attratto dalla necessità degli animali. Prepara una scodella abbondante di salsiccia mirandese di cui l'orsa è ghiotta. Anche gli avventori della locanda a mezzanotte presenziano commossi a questo rito. L'hanno affettuosamente chiamata Valciccia e, a debita distanza, le esprimono il loro affetto. Quando Valciccia si allontana per ritornare nel suo elemento naturale, nel bosco, tutti avvertono la bellezza, la benevolenza della sua presenza e la mancanza assoluta di pericolo.

Mi torna alla memoria la storia di un leoncino che a Londra negli anni '70 fu adottato da due studenti che intrecciarono con lui un ménage à trois dove, anziché la paura, trionfò l'amicizia che come noi sappiamo, è più forte dell'amore. Fu un rapporto di insegnamento, di fiducia reciproca, dove si mescolavano paradossalmente, sentimenti che illuminarono la loro vita. Passò un anno e il leoncino ovviamente crebbe fino a diventare quasi un gigante. Furono costretti a causa della sua crescita a dirgli addio e a reinserirlo nel suo habitat naturale. Il distacco fu doloroso ma inevitabile. A distanza di parecchio tempo, più di un anno, i due studenti furono presi dalla curiosità di vedere come il leoncino si fosse ambientato nella nuova dimora. Grande fu la loro felicità e commozione quando il leone li riconobbe ed espresse la sua gioia con dei ruggiti tenerissimi. Dunque, anche gli animali hanno dei sentimenti e li esprimono come possono, come sanno, magari anche con una zampata che, vista la loro mole, può lasciare un segno. I ragazzi inglesi che hanno adottato il lenone si chiamano Anthony Bourke e John Rendall e La gioia di ruggire insieme è il libro che hanno scritto per immortalare l'esperienza di amicizia, amore, gioia contagiosa che il leoncino ha loro donato.

L'orsa che nel bosco trentino incontrò il ragazzo incauto e spaventato, aveva al seguito i suoi tre cuccioli. Forse, volle difenderli, proteggerli. Forse.

Io ho perduto Andrea, l'unico mio amatissimo figlio. So cosa significa essere mutilati del grande amore tra madre e figlio. Abbraccio i genitori, con la consapevolezza che la sciagura che stanno vivendo lascerà nel loro futuro tracce sanguinose per sempre.

Ma l'orsa è un animale e agisce con ferocia e con l'istinto. Negli animali, segni di spavento ne acuiscono l'aggressività. L'uomo è intelligente e può imparare a difendersi, o meglio, a non farsi notare. Esistono oggi dei mezzi che servono a spaventare gli animali dotati di cattive intenzioni e ferocia innata e non consapevole. Un campanellino portato addosso avverte gli animali della presenza degli uomini, li spaventa e li induce alla fuga. Uomo, sdraiati a terra, fingi di non esistere, non mostrare la tua paura!

Andrea, dovunque tua sia, tu che ne hai il potere, suggerisci a chi pensa di abbattere l'orsa. Lei ha le mammelle pregne di latte, i suoi cuccioli hanno fame. 

L'ultima notizia che riguarda l'orsa ci tiene il cuore in sospeso: è stata catturata e rinchiusa in una gabbia. Si ipotizza, nella migliore delle ipotesi, di creare nel bosco un grande recinto per lasciarla libera nel suo elemento naturale, dove possa godere di una libertà, sia pure condizionata dalla prudenza. Io che scrivo, sono nata a Trento e conosco la sensibilità e il senso del dovere che è nei cuori dei trentini, nascosto da un'apparente crudezza e freddezza dei sentimenti. Mi permetto di esprimere al presidente della Regione, Maurizio Fugatti, la consapevolezza della difficoltà emotiva nella sua decisone. Aggiungo anche che qualunque questa decisione sia, ha tutta la mia comprensione e il mio rispetto, intuendo la difficoltà di una decisione così dolorosa. Perché l'orsa ha le mammelle pregne di latte e i suoi cuccioli hanno fame.

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