Il blog di Mirella Marabese Pinketts

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Mi presento, mi chiamo Mirella Marabese Pinketts e sono la Presidente dell’Associazione culturale Andrea G. Pinketts.

Benvenuti a tutti voi che darete lievito alle mie parole dove è dominante l’emozione.

Sì, sono la madre di Andrea Pinketts. Al suono di questo nome vedo la maggior parte di voi trasalire. Un nome conosciuto e diffuso. La genialità non è ascoltare, interessati, incuriositi, all’eco di questo messaggio perchè è tale e non è un comunicato.



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Fermata Bolivar - da "FIL BLEU - Storie di Milano lungo la M4" di Giacinta Cavagna di Gualdana e Carola Guaineri

FIL BLEU - Storie di Milano lungo la M4 di Giacinta Cavagna di Gualdana e Carola Guaineri.

Un libro che racconta Milano attraverso un’inedita prospettiva, seguendo il tracciato di una nuova linea della metropolitana, fermata dopo fermata. Il sodalizio tra una storica dell’arte e una fotografa diventa un viaggio per scoprire nuove angolazioni da cui osservare la città. Ne scaturisce un libro in cui le parole e le immagini coabitano felicemente completandosi a vicenda. Mentre la talpa scavava nelle viscere della città, le autrici hanno percorso con le loro biciclette le strade tra periferia, centro e di nuovo periferia. Hanno osservato gli spazi, bussato a porte, conversato con le persone, scoperto nuove realtà. Il libro si compone infatti proprio come un viaggio lungo le stazioni della M4, la linea blu. Per ogni fermata, con parole e con scatti fotografici, Giacinta Cavagna di Gualdana e Carola Guaineri si soffermano ad osservare e descrivere i luoghi e le storie. Tra i cortili di Giambellino e Segneri, conversando con un libraio, un chirurgo, una suora, osservando la facciata della casa di Gio Ponti in via Dezza e il cancello liberty di Alessandro Mazzuccotelli in Casa Moneta, si instaura con la città un dialogo caratterizzato da curiosità, attenzione, passione.

Fermata Bolivar

STORIE - “IO PERSONALMENTE MI DIVERTO”: LA MILANO DI LAZZARO SANTANDREA, ALTER EGO DI PINKETTS

A Pinketts, “che ha vissuto, raccontato, amato e camminato la sua città come forse nessun altro”.

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Giacinta, il profumo del tuo nome mi sale alle narici e m'inebria come il tuo progetto di cui ci parlasti un anno fa, ora diventato realtà. Allora, ti dissi: «Sarà bello proporre e parlare di Andrea. Qualsiasi informazione tu desideri, noi, dell'Associazione Pinketts, siamo felicemente disponibili e di buzzo buono, come direbbe Andrea. L'idea della fermata Bolivar mi entusiasma».

Da anni non prendo l'autobus per questione di salute ma ancora sento l'annuncio di fermata "...qui Piazza Bolivar", qui è passato il mondo. Cara Giacinta, questa fermata è tutta la piazza che ne è pregna di risate, di incertezze, di imprevisti. Un piccolo particolare che tu ancora non conosci: la mia casa, la nostra casa, Lorenteggio 5 quarto piano, è invasa da campanelli di tutte le fogge, di tutte le epoche, che io ho raccolto durante tutta la mia lunga vita. 

Mi chiedevi, Andrea: «Mamma ma a cosa ti servono tutti questi campanelli?» E io rispondevo: «Il loro suono mi dona allegria.» Anche se tu dicevi «Mamma, sei ancora una bimba!» mi piaceva che mi definissi ancora fresca nel cuore, nei pensieri, nelle speranze. 

Di una signora ho qualche filo bianco ma la perdita di Andrea mi ha procurato un'amputazione che il tempo non alleggerisce ma acuisce. Mi consola il fatto fisico mentre lo spirito rimane uguale.

Aspetto con te e con Andrea... qui, piazza Bolivar è un concerto di trillio e di scampanellio, è il concerto della memoria che inneggia a un habitat fatto di amore, di ricordi, di certezze. Sono io, siamo noi, che ringraziamo. E l'eco dei campanelli canta ancora "Qui, piazza Bolivar!".


Ritratto del poderoso e formidabile scrittore Andrea G. Pinketts.

E' bello sapere, caro Andrea, che è nata una associazione che porta il tuo nome e che ripubblica i tuoi libri.

Porterà avanti tutto il buono che hai fatto.

Ritratto del poderoso e formidabile scrittore Andrea G. Pinketts.

Fotografia digitale -  Gennaio 2016.

Milano, 1 maggio 2021

(Fabrizio Bellafante) - www.bellafante.com

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Io credo che ognuno di noi, abbia conservato gelosamente uno o più scatoloni, non visibili, sopra un armadio o in un luogo della propria casa, ben nascosti. E’ il rifugio dei ricordi, contiene fotografie che ci siamo sempre ripromessi di mettere nel loro posto, negli album. Per quanto mi riguarda gli album, pur belli, sono vuoti. Gli scatoloni invece sono pieni. E’ bello sollevare il coperchio e ritrovare con nostalgia frammenti del nostro passato. Una fotografia, a qualsiasi tempo appartenga, ci dona un’emozione. Dirò anche che, almeno nel mio entourage, poche persone hanno il tempo o la voglia di incasellare le fotografie, immagini di momenti vissuti ma sfumati spesso dall’oblio. Ci sono invece, per nostra fortuna, foto che riguardano il presente e ci riportano immagini che vivificano i sentimenti e il tempo presente.

E’ una foto scattata da Fabrizio Bellafante che fa premere il mio cuore, perché ha colto con sorprendente chiarezza e vividicità, l’immagine di mio figlio Andrea. E’ una foto che parla, e non solo ai miei occhi, che cercano, ascoltano, qualsiasi momento della vita di mio figlio.

La pistola facile, il rumore degli zoccoli dei cavalli, lo scatto evoca il mondo Western. Il sigaro c’è, il cappellaccio dalle larghe tese pure, manca la giacca di camoscio con le frange. E’ gelosamente custodita da me insieme agli stivaloni e il cinturone. 

L’atteggiamento, lo sguardo di Andrea, pensieroso e intrigante. Lo immagino, in una prateria del Texas, indeciso se entrare o no in un Saloon. Conoscendo mio figlio penso che si lascerà tentare.

La foto di Andrea, caro Fabrizio, mi ha riportata in un periodo, quando questa mise e tutto quello che rappresentava, affascinava la gioventù dell’epoca. I cowboy, i grandi eroi, vedi John Wayne. Quanta nostalgia.

Tutto quello che ha creato Andrea, poderoso e formidabile scrittore, è sospeso nel tempo per alimentare la sua presenza libera e feconda.

Aggiungo di mio, che le foto incasellate nello spazio e nel tempo, mi lasciano perplessa e disorientata. Penso e credo che un po’ di fantasia animerebbe questi album immoti e privi di vita.

Suvvia, bando alle melensaggini, la fantasia è l’arcobaleno della vita, lo afferma Andrea, io lo seguo a ruota. Spero che approviate.