Io penso che i ricordi siano il patrimonio dell'anima che sulla scia di emozioni antiche rivive episodi, avvenimenti, parole, anche solo sussurri.
Oggi, giornata nella quale la pioggia infuria e l'eco di un tempo passato per quanto è successo in Emilia Romagna, ci intristisce e impaurisce. Penso alla desolazione di chi ha perso tutto, mi riporta a un ricordo che si unisce al timore che è ormai una certezza dell'addio di noi milanesi a un simbolo color lilla che sta per lasciarci. Così, come accade sempre nella mia vita, mi lascio impadronire dai ricordi, dalla nostalgia, dal rimpianto.
Il nostro balcone, Andrea, dove quelle piante fiorite spadroneggiano in una miriade di colori, di profumi, di messaggi, sì, perché le piante parlano a chi le sa ascoltare.
Allora avevamo insieme acquistato al mercato di zona una pianta di glicine. Ne eravamo rimasti affascinati. Tu condividevi con me l'emozione di quella magia che nasce dal linguaggio dell'anima. Portammo a casa questo alberello e giorno dopo giorno ne seguimmo la crescita, la fragilità, il profumo avvolgente di una unicità che dura nel tempo. Appunto, il tempo inesorabile che allontanò te fanciullo, preso dal ritmo travolgente della vita ludica, dalla magia delle piante e dei fiori ed io rimasi sola a seguire la loro evoluzione, il loro sfiorire, il loro spegnersi.
Anche il nostro piccolo glicine seguì l'inesorabile trascorrere del tempo e si spense durante un'estate torrida. Ma io, anche oggi, ho ricordato. Non dimentico nulla di come e quando abbiamo vissuto insieme. Mi hanno aiutato i quotidiani che hanno scritto dell'esistenza di un glicine vecchio di quasi cent'anni, meraviglioso del suo vigore e splendore che negli anni ha attecchito e che è diventato il punto d'incontro fulgido, profondo e possente di noi milanesi.
È un pezzo della nostra città, della nostra storia, anche la mia, perché io conobbi per ragioni di lavoro e frequentai il Circolo Volta, sede dei membri degli ex combattenti e reduci.
Ho un luminoso ricordo del presidente di questo circolo che mi coinvolse in varie iniziative sociali e mi gratificò della sua stima. Questo avvenne molti anni fa, il glicine allora regnava sovrano dando a piazza Baiamonti un alone lilla che spandeva la sua magia resistendo al tempo che toglie splendore anche ai ricordi più vitali. Ho il ricordo di questo grande salone che sapeva anche un po' di vecchio, dove il valzer a quel tempo era estremamente di tendenza. Ricordo l'onore che mi fece il presidente invitandomi a ballare un valzer viennese. Io avevo un vestito color rosa antico di mohair e taffetà fosforescente. Ricordo quella scena, di cui mi sentivo protagonista ammirata e invidiata, con nostalgia. Che tempi belli erano quelli, oggi non esistono più. Oggi c'è solo il desiderio di abbattere e di infierire su quei ricordi che sono il nostro patrimonio umano e culturale. Oggi il glicine è in pericolo, lo vogliono abbattere strappandolo a quelle radici che sono l'amore dei milanesi, per costruire al suo posto il museo della Resistenza, iniziativa davvero lodevole, senza dubbio. Ma Milano è grande e abbattere il glicine è come toglierci il cuore.
Le firme per evitare questo scempio sono a tutt'oggi più di cinquantamila, firme di sconosciuti, di gente comune, di artisti, di nomi che hanno fatto grande Milano.
Andrea, figlio mio amatissimo, sull'onda lilla di questi nostri ricordi, aggiungo le nostre firme.
Andrea G. Pinketts che onora Milano, che pensa con nostalgia a quei nostri intimi alberelli di glicine sperando che il grande albero sia risparmiato.
Le firme per annullare questa iniziativa sono vertiginosamente aumentate e ci sfiora il viso una carezza color lilla, indenne (a questo punto) dalle decisioni comunali e affini.