Le farfalle nascondono il segreto di Andrea e Roberto
L’anima di Roberto Brivio voló via leggera, un po’ disorientata dalla nuova dimensione. Le sembianze fisiche, alle quali apparteneva, le avevano dato gloria, entusiasmo, l’amore della gente, la fama. Anche la polvere del palcoscenico, denso di applausi, riconoscimenti, emozioni, le era stata cara.
Oggi c’era silenzio di nebbia.
L’anima era ostinatamente seguita da una farfalla che le aleggiava intorno come volesse impossessarsi di lui: il gufo, il creatore, l’attore, l’artista, il cantore.
L’anima era disorientata, la nuova dimensione la intimoriva.
Nel volo, la polvere colorata e delicata che copre le ali delle farfalle, custodiva gelosamente le vite passate delle creature.
Talvolta, le ali delle farfalle che sembravano fate mosse da un venticello invisibile, perdevano la loro polvere dorata e luminosa.
L’anima del gufo che pure conosceva intimamente i prodigi del creato, ne era attratta come un amore nuovo e sconvolgente.
In fondo, quel silenzio gli parlava.
Fisicità: i grandi splendori, come i miracoli della metempsicosi, l’avevano assorbito, colorandolo di sgargianti colori.
La farfalla la seguiva, disturbata, appena un poco da un venticello mosso dalle nuvole come sempre celesti immagini del creato e sempre curiose di quanto avviene nelle loro arcaiche dimore.
Il vento mosse le ali della farfalla. I colori si dispersero formando una nube che pareva nascondere un segreto, era l’anima del gufo che era trasfugato dopo tanto splendore nel cosmo, complice e vittorioso.
La materia può trasformarsi e annullarsi ma la spiritualità resiste e vince alle minacce della fisicità che è solo un involucro, anche se prezioso, anche se molto amato, del nostro artista meneghino.
Mi piace pensare leggendo con profonda commozione, quanto scritto da Roberto in occasione dell’addio a mio figlio, il suo desolato racconto nella loro artistica e umana amicizia che ebbe il suo apogeo nella commedia ‘Pericle principe di Tiro’ che ebbe grande successo.
Mi piace pensare anche per colmare il vuoto lasciato dal suo commiato che la sua anima trasmigrata in una farfalla abbia vicino un’allodola canterina, vicina a Roberto, per riconoscersi.
I due artisti, preziosi nel nostro ricordo, sono avvolti con fervore tutto meneghino.
La nostra madonnina sorride orgogliosa e divinamente partecipe.
Il passo e breve, il cielo non ha confine.
26 gennaio 2021
***************************************************************************************
Di Roberto Brivio:
Noi solo possiamo raccontarci del periodo in cui hai accettato di fare l’attore nella commedia Pericle Principe di Tiro al Teatro Ariberto.
Non sapevo a chi affidare la parte di Gower, in funzione di coro, quando Grazia Maria Raimondi, aiuto regista, mi ha suggerito il tuo nome. Ci siamo visti. Ti ho spiegato che volevo un racconto in mezzo al pubblico. Abbiamo convenuto che tu, in borghese, commentassi gli avvenimenti alla maniera di un professore che tiene la lezione in una classe di 260 persone.
E tu, sicuro, hai concionato per quasi un mese di repliche, non tenendo conto, a volte, del copione. Da quel tempo, nelle varie presentazioni e conferenze stampa hai sempre detto “Con Brivio ho reinventato Shakespeare.” E’ vero. Il professor Andrea G. Pinketts più che il narratore di una commedia del ciclo avventuroso di William Shakespeare è stato il creatore di un nuovo testo. Avvincevi il pubblico come nelle presentazioni dei tuoi libri, come quando lo appassionavi nelle conferenze pubbliche o come osservatore nei programmi televisivi. Personaggio gradevole? Sempre. Anche quando tenevi banco nei locali in cui agivi da protagonista invitando amici, letterati, artisti e…modelle. E il Trottoir di piazzale XXIV Maggio, nel quale avevi installato il tuo ufficio e scrivevi a mano i romanzi, ti piangerà come le numerose persone che ti hanno capito e amato. Ciao.