La città silente.
L'aria è rarefatta. L'attesa della
nebbia ci avvolge dalle foto sbiadite che fluttuano vapori indefiniti che emanano
dalle ultime dimore di chi non ha più voce. Le lampade votive sono come fuochi
d'artificio tardivi.
Non mi piace questo
silenzio, ero abituata al frastuono eccitante ed eccitato che la tua voce mi
provocava, che narrava il mistero della vita e dei non ritorni. Vorrei risentire la
tua risata, la tua voce tonante, i virtuosismi della tua parola.
Così, io sfido il
passato e come per magia vado incontro al tempo passato... e siamo al primo
novembre. Accadeva qualcosa,
qualcosa accade. Un quaderno attirava
il mio sguardo, piccolo, nero, intonso, solitario.
Le pagine bianche erano
in attesa della tua penna frenetica, dei vagabondaggi dei tuoi personaggi
immaginifici che catturavano la nostra attenzione, tentando di seguirli nei
loro voli fantastici per trarne il bisogno fisico, spirituale, emotivo, di
godere un po' della loro assenza e il gioco era fatto. Era bello era
magico.
Così, il primo novembre
voglio ritrovare quella magia per risentire il fervore che ti animava dando
lievito alla tua creatività, dando respiro a tutta l'aria compressa per
esprimersi e per poter comunicare tutta quella lucidità umana, di vita, di cultura,
di ironia, di emotività che tu sai esprimere.
Meraviglioso è il
potere del serbatoio della memoria e i colori sono sfavillanti e soprannaturali
che, col passar del tempo, con i ricordi, non impallidiscono ma rinvigoriscono. Mi ha accompagnato
tutta la vita facendo fremere il mio cuore, il sussurro del nostro grande poeta
Pasolini e il suo sublime amore per la madre, sentimento che era condiviso da
me e mio figlio, allora era un sentimento completo, invasivo, totale.
...
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
(Da Supplica a
mia madre di Pier Paolo Pasolini)
Ti supplico mamma, dicevi, non morire. Invece.
Però, il tuo genio balza nell'aria, svetta verso il
cielo, sei tu Andrea, ti ritrovo.
Eri tu a riscaldare le mie viscere.
Primo novembre, la città silente oggi è lussuriosa
di fiori, di colori, di memorie d'amore, è il giardino degli assenti viventi.
CREERO' UN FIORE...
E mi è dolce, quando
le mie elucubrazioni mentali me lo consentono, lasciare le briglie sciolte alla
mia fantasia, alla mia immaginazione che mi porta oltre i confini della realtà
e mi fa intravedere pure l'inesistente, forse il nulla, che per me, figlia della
luna, è il tutto. Un tutto che svanisce fra le mani immateriali come le ali di
una farfalla che dopo lungo vagare finalmente è approdata a un lido sicuro, la
mia mano, che la coglie trepida, ansiosa di darle amore, sicurezza, un calore,
riposo. Attenta a non sfiorarle le ali perché non perdano il loro
splendore.
Così anche la mia
mente vagabonda annulla il tempo che l'ha preceduta e cancella le ombre dolorose,
le pene, i ricordi, la solitudine, quanto di nefasto del passato ha annullato
la mia gioia di vivere. Ma quale gioia?! Non nasce nemmeno un fiore che io
possa donarvi per creare un attimo, solo un attimo di comunione spirituale che
ci unisca.
Ed ecco allora che
in queste strade prive di calore umano la mia immaginazione ha uno slancio
verso il cielo, dove nasce un fiore, uno per te e uno per tutti quelli che ne
sono privi.
Mi palpita nel cuore
questo simbolo di amore, paga di questo dono, frutto dell'amore e delle
reminiscenze nostalgiche del cuore.
01 Novembre 2022
Mirella M. Pinketts
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Andrea G. Pinketts inizia a scrivere il suo primo romanzo 'Lazzaro, vieni fuori' il primo novembre 1984. Da qui la tradizione vuole che ogni suo libro veda la prima luce il giorno dei santi.
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@PinkettsLibri
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