Il blog di Mirella Marabese Pinketts

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Mi presento, mi chiamo Mirella Marabese Pinketts e sono la Presidente dell’Associazione culturale Andrea G. Pinketts.

Benvenuti a tutti voi che darete lievito alle mie parole dove è dominante l’emozione.

Sì, sono la madre di Andrea Pinketts. Al suono di questo nome vedo la maggior parte di voi trasalire. Un nome conosciuto e diffuso. La genialità non è ascoltare, interessati, incuriositi, all’eco di questo messaggio perchè è tale e non è un comunicato.



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Pia Cirllo. L’avvocatessa da record.

Così nel 2018 veniva omaggiata Pia Cirillo dalla cronaca e dalla stampa.

Piccola grande donna, era l’amica fidata che custodiva i pensieri, le incertezze, il cuore di Patrizia, unite da intelligenza, rispetto e profondo affetto. Ma chi è Patrizia?

Proprio di fronte a casa, dove abitava e abita Andrea, c’è una presenza, un’edicola che dal 1975 ci fa compagnia con la sua presenza gentile, rassicurante e soprattutto intimamente partecipe alle vicende e all’evoluzione culturale e professionale di Andrea; il suo vagabondare in tutta Italia per incantare il suo pubblico parlando, come solo lui sapeva fare, dei suoi libri, dei suoi progetti che erano una catena d’amore.

Quando Andrea tornava dai suoi viaggi di lavoro, prima ancora di salutarmi mi chiedeva:

«La Patrizia è aperta?»

Per lui, per noi, Patrizia era ed è il benvenuto di Milano.

Patrizia, all’uscita dei libri di Andrea, organizzava eventi, dove lui presentava i suoi libri, raccogliendo un pubblico attento e partecipe. Fu così che avvenne l’incontro tra una grande donna e un grande uomo. Scoppiò una scintilla di entusiasmo reciproco.

Andrea mi parlò dell’avvocatessa Pia Cirillo, dei suoi successi professionali, della sua intelligenza, della sua comprensione per le debolezze umane.

L’avvocatessa si prodigò soprattutto a favore delle donne e di chi si trovava in difficoltà per essere assistito da legali di qualità. La sua vita professionale è stata densa di successi ottenuti grazie anche alla sua umanità e al suo principio al quale si è attenuta tutta la sua lunga vita: l’imputato, qualsiasi reato avesse commesso, ha avuto sempre il diritto di essere difeso.

Un grave incidente subito a causa di una moto che la investì, la isolò dal mondo forense.

Benché molto anziana, riprese la sua attività che era per lei ragione di vita, dedicandosi alla difesa dei più deboli e di esseri umani degli ambienti delinquenziali, gli esseri più fragili e più esposti a delinquere.

Avevi ragione, Andrea, a essere affascinato da questa piccola grande donna che ci ha lasciato all’età di novantanove anni. Là, dove sei, ci si può incontrare e rinnovare l’intesa spirituale? Patrizia spera che possa avvenire.

  

MILANO ALL NEWS

POSTED ON 27 MAGGIO 2018 BY MILANO.ZONE

Pia Cirillo, avvocato da record: “Indosso la toga a 95 anni” – Cronaca

Milano, 27 maggio 2018 – Correva l’anno 1948, quando l’avvocato Pia Cirillo indossò per la prima volta la toga, a Bari, ottenendo l’assoluzione di un uomo accusato di truffa per essere salito sul tram senza fare il biglietto…

Fermata Bolivar - da "FIL BLEU - Storie di Milano lungo la M4" di Giacinta Cavagna di Gualdana e Carola Guaineri

FIL BLEU - Storie di Milano lungo la M4 di Giacinta Cavagna di Gualdana e Carola Guaineri.

Un libro che racconta Milano attraverso un’inedita prospettiva, seguendo il tracciato di una nuova linea della metropolitana, fermata dopo fermata. Il sodalizio tra una storica dell’arte e una fotografa diventa un viaggio per scoprire nuove angolazioni da cui osservare la città. Ne scaturisce un libro in cui le parole e le immagini coabitano felicemente completandosi a vicenda. Mentre la talpa scavava nelle viscere della città, le autrici hanno percorso con le loro biciclette le strade tra periferia, centro e di nuovo periferia. Hanno osservato gli spazi, bussato a porte, conversato con le persone, scoperto nuove realtà. Il libro si compone infatti proprio come un viaggio lungo le stazioni della M4, la linea blu. Per ogni fermata, con parole e con scatti fotografici, Giacinta Cavagna di Gualdana e Carola Guaineri si soffermano ad osservare e descrivere i luoghi e le storie. Tra i cortili di Giambellino e Segneri, conversando con un libraio, un chirurgo, una suora, osservando la facciata della casa di Gio Ponti in via Dezza e il cancello liberty di Alessandro Mazzuccotelli in Casa Moneta, si instaura con la città un dialogo caratterizzato da curiosità, attenzione, passione.

Fermata Bolivar

STORIE - “IO PERSONALMENTE MI DIVERTO”: LA MILANO DI LAZZARO SANTANDREA, ALTER EGO DI PINKETTS

A Pinketts, “che ha vissuto, raccontato, amato e camminato la sua città come forse nessun altro”.

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 ***

Giacinta, il profumo del tuo nome mi sale alle narici e m'inebria come il tuo progetto di cui ci parlasti un anno fa, ora diventato realtà. Allora, ti dissi: «Sarà bello proporre e parlare di Andrea. Qualsiasi informazione tu desideri, noi, dell'Associazione Pinketts, siamo felicemente disponibili e di buzzo buono, come direbbe Andrea. L'idea della fermata Bolivar mi entusiasma».

Da anni non prendo l'autobus per questione di salute ma ancora sento l'annuncio di fermata "...qui Piazza Bolivar", qui è passato il mondo. Cara Giacinta, questa fermata è tutta la piazza che ne è pregna di risate, di incertezze, di imprevisti. Un piccolo particolare che tu ancora non conosci: la mia casa, la nostra casa, Lorenteggio 5 quarto piano, è invasa da campanelli di tutte le fogge, di tutte le epoche, che io ho raccolto durante tutta la mia lunga vita. 

Mi chiedevi, Andrea: «Mamma ma a cosa ti servono tutti questi campanelli?» E io rispondevo: «Il loro suono mi dona allegria.» Anche se tu dicevi «Mamma, sei ancora una bimba!» mi piaceva che mi definissi ancora fresca nel cuore, nei pensieri, nelle speranze. 

Di una signora ho qualche filo bianco ma la perdita di Andrea mi ha procurato un'amputazione che il tempo non alleggerisce ma acuisce. Mi consola il fatto fisico mentre lo spirito rimane uguale.

Aspetto con te e con Andrea... qui, piazza Bolivar è un concerto di trillio e di scampanellio, è il concerto della memoria che inneggia a un habitat fatto di amore, di ricordi, di certezze. Sono io, siamo noi, che ringraziamo. E l'eco dei campanelli canta ancora "Qui, piazza Bolivar!".