Novecento, secolo palpitante di genialità, di cultura, di revival letterario e profetico.
Sono una donna fortunata, nel libro di Giacomo Papi, 'Italica' edito da Rizzoli, che mi arriva dal Festival AGNOIR di Andora, dove, ancora una volta, Andrea è stato ricordato e dove è stato presentato il libro prestigioso di Giacomo che con i suoi trenta racconti scelti dai nostri scrittori più famosi, ho rivisto tanti nomi conosciuti, letti e divorati in passato, che fanno parte del mio bagaglio culturale.
Leggendo ho ritrovato, mai spariti dalla mia memoria, La signorina e l'accalappianani, un racconto di Andrea che va oltre il valore letterario. E' singolare, è originale, dove ha preso dimora la fantasia scintillante e pirotecnica di Andrea. Nonostante alcuni personaggi siano sopra le righe, si parla anche d'amore. Un amore parossistico ma che, non per questo, non rende il suo lato romantico. Il primo amplesso d'amore della nana vergine è furioso e di un furioso partner, che la lascia incredula, tanto da provocare in lei uno stupore attonito, poco compiaciuto. Il bisogno carnale di fissare quell'amplesso nel tempo perché il turgore della pelle non si illividisca. L'estasi animalesca del momento. Ma era questo il tanto vagheggiato amore?
Il sudore condiviso, la quiete dopo la tempesta, la prese così viva da prendere una decisione drastica e senza ritorno. Tagliò la gola al partner e attese che il sangue fluisse da quel corpo, Carpe diem.
Nomi celebri sono impressi sulla carta.
Una carrellata di celebrità, alcuni presenti, altri un po' appannati dalla memoria.
Curzio Malaparte, la cui malinconia e solitudine ha lasciato in me un eco visibile nel tempo; Italo Calvino; Piero Chiara, con i suoi personaggi, magari talvolta lascivi, pittoreschi; Giorgio Scerbanenco che diede alla scrittura di Andrea un'impronta indelebile; Natalia Ginzburg che ci ha irretiti nelle sue saghe familiari, e tanti altri nomi celebri che ci hanno donato emozioni, il cui ricordo e contenuto umano sono lezioni di letteratura.
C'è però un nome che mi attrae, mi avvince, mi strega. E' Dino Buzzati.
I Sessanti Racconti sono un libro ormai sciupato e ingiallito dal tempo. Hanno la mia impronta che ne serba il ricordo. Questo libro mi ha accompagnato per tutta la mia lunga vita. Inviti superflui (da Sessanta racconti) è il disagio di vivere, della delusione di rapporti . Dino è un poeta delle montagne che era accompagnato, in questo racconto, da una compagna la quale non vede, non palpita, non gioisce dei fili d'erba, delle nuvole che giocano creando immagini, stati d'animo.
Una compagna che parla un altro linguaggio. La sua donna non vede, non gioisce, per questo gli inviti sono superflui.
Ognuno di noi ha sofferto di questi inviti che il partner, sia uomo o donna, ha ritenuto superfli.
E' cosi bello sognare e vedere quello che gli altri non possono vedere, ma è un privilegio che ci fa sentire ancora più soli.
Io amo il mistero di Buzzati, la sua magia. Quando mancò Dino, Montanelli scrisse: "Come faremo a vivere senza le sue fate, i suoi folletti, i suoi gnomi, le sue magie", ma Dino non è andato via, come Andrea, come quasi tutti i nomi elencati nel libro di Giacomo.
Caro Giacomo, ti ringrazio del dono gentile e della dedica affettuosa. Sì, Andrea è un grande scrittore. Ti abbraccio, la mamma.
Italica
Giacomo Papi
Il Novecento in trenta racconti(e tre profezie)
Da Calvino a Tondelli,i nostri ultimicent’anni raccontatidai grandi maestri.