Oggi, 12 agosto, nasceva Andrea.

È il dodici di agosto.

La tua Milano, la nostra Milano, è avvolta in un silenzio irreale. Sembra immersa in una nuvola.

Non ti piaceva il silenzio, Andrea.

Dove sei ora, credo che il silenzio non esista.

È animato da un trionfo di ricordi, dalle presenze, dalle mille voci che danno vita all'etere e lo rendono palpitante come un cuore che pulsa. Sei tu, Andrea, con tutti gli affetti, gli amori, che hanno dato spazio alla tua vita?

Lo scintillio delle stelle. Non si spengono queste stelle, bambino mio.

La loro voce è abbacinata come i ricordi di chi ti ha amato, come il rimpianto di chi è rimasto, come la nostalgia che fa male al cuore.

Non passa, sai, la nostalgia.

Io credevo, come è facile credere e illudersi, che quella mancanza lascerà il posto a un tranquillo dolore senza spine.

Non esiste, è un luogo comune che il tempo sia un grande medico, una mano presa come una carezza leggera rendendo i suoi spazi accettabili, come sopiti.

Vedi, invero, il tempo invece acuisce le distanze, affila i suoi aculei penetrando nelle ferite lacerandole senza pietà e senza la possibilità di essere rimarginate.

Lo sgomento nel quale ci hai lasciati, la perdita della tua vitalità vivifica, l'eco trionfante della tua voce, delle tue risate, come amavi ridere! Nella tua filosofia di vita, come tu la volevi, come l'hai vissuta.

Oggi, dodici agosto, la nostalgia ha prevalso sullo sgomento, sulla mancanza.

È un pozzo senza fondo. Perdonami.

Che il cielo ti doni, della mamma i sospiri, della tua quiete la nostra quiete.